Dato il perdurare del clima umido e fresco si può continuare a raccogliere erbe selvatiche ad uso culinario; naturalmente bisognerà effettuare la ricerca e la raccolta in luoghi dove le fasi di crescita sono compatibili con l'uso che vogliamo farne; infatti anche se le piante abbondano, quando sono prossime alla maturità (prefioritura, fioritura, fruttificazione) spesso perdono quelle caratteristiche che le rendono idonee al consumo: divengono più fibrose, coriacee, amare, talvolta svanisce l'aromaticità delle parti eduli. Ad esempio, una brassicacea che quest'anno ha avuto una grande diffusione, Alliaria petiolata od officinalis, da giovane sprigiona dalle parti aeree di cui si usano in particolare le foglie fresche, un gradevole sapore di aglio, che svanisce pressochè del tutto nella pianta con le silique. Altre specie come per esempio l'aspraggine, una delle poche erbe dolci se usata in fase giovanile, quando la folta rosetta basale di foglie invecchia, molto prima di entrare in fioritura, diventa amara. Infatti le piante non rispondono solo allo stimolo della temperatura e della disponibilità di acqua, ma anche a quello fotoperiodico dell'allungamento del giorno e del n° di ore di esposizione alla luce .
Spostandoci quindi di quota o camminando lungo i fossi ombreggiati, possiamo continuare a raccogliere per esempio tarassaco, aspraggine, cicoria, cime di strigolo (silene vulgaris), ma anche di silene latifoglia, dalle foglie ovali e pelosette (da consumare mescolata ad altre specie perchè dato il contenuto in saponine è meglio non eccedere) e di barba di becco gialla e violetta (tragopogon pratensis e porrifolius) , malva, carota selvatica, salvia dei prati, rumex acetosella dalle foglie acidule.
Consiglio in particolare di fare scorta di carota selvatica che in questo momento esibisce folti cespi di foglie e di terminare la raccolta dell'aspraggine, grande risorsa di base per preparare ripieni e torte salate.
Molto interessanti anche le due specie di chenopodium, il più apprezzato "bonus enrico", diffuso nei pascoli e il farinello comune, chenopodium album, diffuso anche a quote basse, abbondante in terreni freschi con buona disponibilità di concimazione organica. Entrambi parenti della famosa Quinoa, sono erbe dolci, ottimi appena saltati o lessati o nella preparazione di ripieni.

Post a cura di Nadia.

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