Durante il primo mese dell'inverno 2018 abbiamo già avuto diversi fenomeni tipici degli ultimi decenni, di forte entità e breve durata; in questo il nuovo inverno sembra non discostarsi da quelli che lo hanno preceduto, sostanzialmente condizionati da un susseguirsi di correnti nord-atlantiche/sud-atlantiche: l'anticiclone siberiano da molto tempo non riesce più ad estendere la sua influenza sulla penisola italiana, per cui mancano le forti gelate per periodi di settimane o mesi, e le lunghe nevicate con accumuli importanti e persistenti almeno sui versanti settentrionali.
Il prologo dell'inverno 2018 risale al 13 novembre con l'abbondante e pesante nevicata che da 800m in su ha sorpreso le piante ancora con le foglie, spaccandone molte soprattutto nei boschi tegliati di recente. In quell'occasione a 500m siamo stati fortunati, ma non sapevamo cosa stava per sopraggiungere.
Infatti il 13 dicembre si è ripresentato con una consistenza che non si vedeva dagli anni 80 il fenomeno del vetroghiaccio, il quale si è formato stavolta da 800m in giù, colpendo in particolare tra 400 e 600m e spaccando soprattutto i cedui di cerro tagliati di recente. E' molto curioso che il fenomeno iniziato di notte come sempre, non sia cessato con l'arrivo del giorno, ma abbia continuato ad incrementere fino a mezzogiorno; il maggior numero di piente spezzate si è avuto alle 18 quando il forte vento di sud-ovest è riuscito a scalzare l'aria fredda stagnante nelle valli, sorprendendo le piante ancora strette nella morsa del ghiaccio; è anche atipico che il vetroghiaccio si sia formato così abbondante, visto che nei giorni precedenti si erano verificate gelate di modesta entità fino a 48 ore prima.
Solo un sorbo domestico tra le nostre piante da frutto è uscito malconcio, ma tutte le altre piante in maggioranza giovani e con chiome ridotte tramite la potatura hanno resistito bene pur facendomi tremare; sulle più sviluppate prossimamente inizierò i nuovi lavori di riduzione della chioma.

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